Diversificazione di prodotti e sistemi di pesca e acquacoltura
DESCRIZIONE
Una redistribuzione delle specie e degli habitat dovuta ai cambiamenti climatici è già in atto negli ecosistemi marini, e questi mutamenti sono destinati verosimilmente ad accrescere in futuro. Si è riscontrato che il riscaldamento dell’acqua marina e le conseguenti alterazioni in termini di produzione primaria influenzano direttamente la composizione del necton nel mare Adriatico settentrionale, portando ad un decremento delle specie che prediligono basse temperature e ad un aumento di quelle termofile non autoctone, con possibili effetti ecologici a livello di ecosistema e implicazioni per la pesca (risultati progetto Climefish).
La diversificazione nei settori della pesca e acquacoltura viene indicata nella strategia EUSAIR (pilastro 2) tra le azioni per preservare questi settori di importanza strategica per la crescita blu nella regione adriatica e ionica, con valenza sociale, culturale ed economica. Diversificare pesca e acquacoltura significa cambiare in modo sostanziale l’attività di produzione, rispondendo ai mutamenti intercorsi nella disponibilità di stock ittici e/o nello stato ambientale del sistema marino. Questi mutamenti possono essere indotti dai cambiamenti climatici così come da altre pressioni. Possibili strategie di diversificazione comprendono l’utilizzo di specie alternative o, nel caso dell’acquacoltura, di nuove varianti genetiche, così come la transizione verso pratiche di gestione più adatte alle mutate condizioni ambientali.
La diversificazione è un processo che può essere attuato dai singoli produttori locali o in modo più efficace da reti e associazioni di produttori con maggiore capacità imprenditoriale, e che può trarre beneficio dalla cooperazione inter-settoriale con altre attività correlate (per es. commercio, turismo) così come dal sostegno delle autorità pubbliche. I Gruppi di azione locale per la pesca (Fisheries Local Action Groups – FLAGS) costituiscono meccanismi utili per sostenere la diversificazione della pesca e dell’acquacoltura. A questo proposito, diversi FLAGS lungo la costa adriatica, sia in Italia sia in Croazia, sostengono progetti di diversificazione, promuovendo in particolare le sinergie con il turismo, potendo contare sull’alta valenza culturale e ambientale di queste aree marittime.
Per ciò che riguarda il settore della pesca, possibili azioni comprendono l’adattamento di reti e imbarcazioni in risposta agli spostamenti della distribuzione di stock ittici alle mutate condizioni marine. Per l’acquacoltura, la diversificazione può includere variazioni nelle specie allevate e/o nei ceppi genetici, potendo così disporre di organismi più resilienti al clima e riducendo la vulnerabilità del settore ai cambiamenti climatici. La zonizzazione e la localizzazione di nuovi siti per l’acquacoltura basate sulla valutazione dei rischi, compresi quelli derivanti dalla variabilità del clima e dei suoi cambiamenti, possono supportare la diversificazione, nel caso ad esempio si ricerchino nuove aree di produzione, evitando che scelte prese senza un’adeguata valutazione di tutti i rischi possano causare perdite economiche.
La diversificazione del settore richiede una preparazione dei pescatori al cambiamento, favorendo la loro comprensione e consapevolezza circa i rischi derivanti dai cambiamenti climatici e aprendo nuove opportunità di mercato per nuovi prodotti. In questo contesto, le azioni di diversificazione dovrebbero anche essere supportate da misure volte ad aumentare la percezione del consumatore rispetto ai nuovi prodotti della pesca, o verso prodotti con un marchio di sostenibilità.
Inoltre, lo sviluppo di attività economiche complementari alla pesca e all’acquacoltura è un esempio di diversificazione al di fuori del settore. Ciò può alleviare la pressione sugli stock ittici e avviare la transizione verso nuove opportunità commerciali oltre che costituire una fonte complementare di reddito per gli operatori, facendo leva su risorse meno vulnerabili. A tale riguardo, i risultati del progetto Muses, finanziato da Horizon 2020 e nato con il proposito di esplorare le opportunità per il multiuso nell’ambiente marino dei mari europei, ci indicano che in Europa e nello specifico nel mare Adriatico settentrionale, sono stati già messi in atto svariati esempi di diversificazione della pesca e dell’acquacoltura. Pescatori che coinvolgono i turisti in escursioni in barca, mostrando loro le attività di pesca tradizionali, e allevatori che organizzano per i loro clienti gite in barca per visitare i siti di acquacoltura o realizzare altre attività ricreative, sono alcuni degli esempi disponibili.
È particolarmente importante che le azioni di diversificazione non aumentino lo sforzo di pesca e siano coerenti con gli obiettivi stabiliti dalla Politica comune della pesca, perseguendo la pesca sostenibile così come la conservazione di stock ittici e risorse marine. Pratiche non sostenibili, come la pesca oltre i limiti di sostenibilità, o in una nuova località senza garanzie di sostenibilità, o con attrezzature non sostenibili, sono esempi di risposte di mal-adattamento alle sfide poste dai cambiamenti climatici e altre pressioni con conseguenze dannose a lungo termine su stock ed ecosistemi marini.
COSTI E BENEFICI
Considerate le svariate possibilità di diversificazione, i costi attesi sono altamente variabili. I costi di investimento per modificare i prodotti e i sistemi di pesca e allevamento sono considerati come l’ostacolo maggiore all’adattamento, specialmente per imprese di piccola pesca. Gli schemi di finanziamento della Politica comune della pesca UE (FEAMP) possono sostenere progetti di diversificazione che sono in linea con i suoi obiettivi di sostenibilità.
La diversificazione dei prodotti e dei sistemi porta ad una maggiore resilienza della pesca e del settore economico dell’acquacoltura, a fronte delle sfide poste dai cambiamenti climatici e da altre pressioni. La diversificazione attraverso lo sviluppo di attività complementari, come le attività di eco-turismo, offre una nuova fonte di reddito per gli operatori che possono compensare le possibili perdite economiche dovute a stagioni o annate poco favorevoli. Se la diversificazione è realizzata secondo un approccio sostenibile, può anche aiutare ad alleviare la pressione da sovrapesca con relativi benefici ambientali. Altri benefici possono riguardare i cambiamenti comportamentali che caratterizzano sia negli operatori sia nei consumatori, maggiormente pronti ad accogliere prodotti di pesca e acquacoltura più sostenibili.
Quando la diversificazione è integrata da altre buone pratiche (per es. riduzione del consumo di carburante e più in generale dell’uso di energia da combustibili fossili), e da misure che influenzano i sistemi di mercato (per es. misure a favore della produzione locale), può contribuire anche agli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici.
TEMPI DI IMPLEMENTAZIONE E DURATA
Informazioni sui tempi legati alle strategie di adattamento e sul successo delle iniziative implementate sono carenti nel settore della pesca e acquacoltura. Per valutare il tempo di adattamento per tali settori è necessaria maggiore attività di ricerca. I tempi dipendono anche dalle tipologie di azioni implementate e dagli approcci adottati, variando in modo consistente tra un adattamento pianificato (che comprende modifiche politiche, legislative e di governance,) e un adattamento di tipo reattivo, che include ad esempio graduali migliorie nei sistemi di pesca e acquacoltura che avvengono in modo autonomo in risposta alla variabilità climatica. Modificare l’attitudine dei pescatori verso nuove opportunità è un processo che richiede tempi lunghi. Infine, potrebbe essere richiesto un periodo di tempo significativo, nell’ordine di 10–15 anni, per introdurre alcune nuove specie o varianti genetiche nell’acquacoltura e sviluppare le tecnologie necessarie (FAO).
RISORSE PER INFORMAZIONI MAGGIORMENTE DETTAGLIATE
FAO (2016). Planning for Aquaculture Diversification. The importance of climate change and other drivers.