Creare la visione

Fase 3. Impostare la visione di adattamento

L’adattamento ai cambiamenti climatici è un processo a lungo termine che per sua natura richiede l’integrazione fra differenti livelli e settori di governance. Non può essere realizzato indipendentemente da altri processi di pianificazione e gestione. È di fondamentale importanza che l’adattamento ai cambiamenti climatici contribuisca ad una visione complessiva e ampia che si rapporti al territorio e alla sua comunità, e che vada oltre lo scopo dell’adattamento stesso. 

  • Contribuire allo sviluppo sostenibile della società

Da una strategia o da un piano di adattamento ai cambiamenti climatici ci si attende innanzitutto che questo contribuisca ad incrementare la resilienza e ridurre la vulnerabilità di un determinato territorio o comunità agli impatti dei cambiamenti climatici. Tuttavia questo obiettivo deve essere perseguito assicurando nel contempo lo sviluppo sostenibile a lungo termine della società nella sua interezza. Per questo è necessario garantire che le scelte fatte in funzione dell’adattamento non incidano su aspetti chiave della sostenibilità (per es. ambiente, benessere sociale ed economico ed equità intergenerazionale). Allo stesso modo, gli investimenti effettuati per l’adattamento di una comunità e per renderla più resiliente dovrebbero massimizzare le sinergie e i co-benefici con altri obiettivi (per es. aumento o tutela della biodiversità e conservazione degli habitat, riduzione dell’inquinamento dell’aria, miglioramento delle condizioni di salute, creazione di nuovi posti di lavoro, miglioramento della qualità della vita). Affinché ciò si realizzi, l’adattamento deve promuovere un approccio trasformativo a lungo termine e modificare radicalmente le condizioni che causano le vulnerabilità più gravi. Ad esempio, per le comunità costiere l’adozione di un approccio trasformativo richiede la tempestiva analisi degli effetti a lungo termine legati all’innalzamento del livello del mare e delle variazioni di intensità e frequenza di mareggiate estreme, al fine di disporre di sufficiente tempo per soluzioni che potrebbero comportare lunghi tempi di attuazione. Tali soluzioni dovrebbero prendere anche in considerazione fino a che punto la reale protezione del territorio costiero è possibile e quando questa diventi troppo costosa, e in tal caso suggerire il passaggio a un arretramento pianificato delle infrastrutture e delle attività umane maggiormente esposte all’innalzamento del livello del mare e agli effetti dei cambiamenti climatici. In questo passaggio della fase 3 devono venir esplicitati i legami tra gli obiettivi di adattamento e quelli di sviluppo sostenibile, e portati all’attenzione di chi è coinvolto nell’elaborazione ed attuazione della strategia o del piano. Dovranno anche essere evidenziate le interconnessioni con gli obiettivi di mitigazione e le misure volte a ridurre le emissioni di gas serra.

  • Avviare il processo di elaborazione della visione

Una visione può essere definita come un’idea di futuro ottimale desiderato, essa illustra ciò che vorremmo realizzare con la gestione di un certo territorio e della sua comunità nel medio e nel lungo periodo. Per la visione è necessario ragionare in una prospettiva a lungo termine. Può accadere che una visione ampia, sostenibile e a lungo termine già esista. In tal caso, il processo di adattamento è guidato dalla visione esistente. È necessario inoltre assicurare che gli obiettivi di adattamento non siano in antitesi con la visione più ampia. In questa fase del processo possono essere formulate raccomandazioni per migliorare la coerenza tra i differenti processi e assicurare che la visione possa essere realizzata anche con condizioni climatiche mutevoli (visione resiliente ai cambiamenti climatici). Nella maggior parte dei casi la visione non esiste ed è necessario svilupparla nell’ambito del processo di adattamento. Nella fase iniziale del processo che porta alla creazione della visione ci si aspetta che siano raccolte e sistematizzate le informazioni sui piani e sulle politiche rilevanti esistenti, così come su quelli che sono in corso di sviluppo e che determinano la direzione futura.

  • Co-creazione della visione

Diversi sono gli approcci (predittivi, normativi, esplorativi, ecc.) così come gli strumenti disponibili per creare la visione, a partire da quelli che si basano fortemente sui dati e sulla valutazione quantitativa (per es. analisi dei trend e previsioni) fino a quelli di natura più qualitativa (per es. elaborazione di scenari, programmi strategici). Indipendentemente dal metodo utilizzato, l’elaborazione di una visione non può assolutamente prescindere dal coinvolgimento di un ampio spettro di portatori di interesse (si veda qui per maggiori informazioni su come organizzare il coinvolgimento dei portatori di interesse nel processo di adattamento); nello specifico, la visione è il risultato di un processo di co-creazione. Considerato che la visione ha uno scopo ampio, il coinvolgimento dei portatori di interesse non può essere limitato solo a coloro che sono strettamente interessati dal processo di adattamento, ma deve essere esteso a tutti i soggetti che si occupano di pianificazione e gestione. Il confronto tra diverse possibili opzioni, la valutazione dei relativi compromessi e benefici che ciascuna opzione comporta e la convergenza verso un’opzione il più possibile concordata incrementano la robustezza della visione. I risultati del processo di co-creazione sono la descrizione del futuro sostenibile desiderato (visione), come pure l’identificazione del contesto geografico, del quadro temporale, dei benefici e co-benefici attesi e delle implicazioni previste per le aree circostanti. Per convogliare in modo ottimale le informazioni nella successiva fase del processo si raccomanda di suddividere la visione in obiettivi specifici e chiari di adattamento, in accordo con le finalità strategiche poste nella fase 1.

Risultati della fase 3:

  • Visione per un futuro sostenibile e di maggiore adattamento
  • Obiettivi specifici del processo di adattamento