Fascia inedificabile costiera
Descrizione
Fascia inedificabile costiera (“coastal setback zone” o zona di rispetto) è una sorta di area cuscinetto dove alcune o tutte le tipologie di sviluppo sono proibite o significativamente limitate. La fascia inedificabile costiera è generalmente definita a partire da una distanza dalla costa, laddove la costa è spesso rappresentata dal livello di alta marea o dalla linea di vegetazione permanente. Le principali funzioni della fascia inedificabile sono: offrire protezione costiera, salvaguardando la popolazione e gli insediamenti umani dalle alluvioni costiere e dall’erosione; sostenere l’economia della costa (economia balneare, attività turistiche e ricreative); preservare la biodiversità e mantenere le naturali funzioni della spiaggia.
Le fasce inedificabili costiere offrono protezione riducendo il numero di attività (p. es. case, infrastrutture e attività commerciali) in aree interessate dai rischi naturali costieri, rischi che si stima aumenteranno con i cambiamenti climatici. In altre parole, tali zone agiscono come aree tampone in grado di mitigare le alluvioni costiere e l’erosione. Le fasce inedificabili costiere garantiscono spazi aperti al pubblico e accesso alla costa, aumentando in tal modo le opportunità per lo sviluppo del turismo, dell’economia balneare e di attività ricreative. L’attuazione di fasce inedificabili costiere, specialmente quando associate ad interventi di ricostruzione delle dune e/o ripristino delle zone umide, crea anche i presupposti per nuovi habitat. Tutto ciò si sposa con la loro funzione protettiva: per esempio, le fasce inedificabili offrono spazio per zone umide e altre forme di vegetazione in grado di attenuare l’azione delle onde. Creare fascia inedificabile costiera comporta altri benefici legati a ulteriori servizi ecosistemici: si preserva la qualità dell’acqua, si assegnano gli spazi necessari al naturale svolgimento dei cicli di erosione e sedimentazione, con l’obbiettivo di tutelare il bilancio sedimentario. Infine, le zone di arretramento possono avere un ruolo multifunzionale, ed essere parte della politica UE che promuove l’uso di infrastrutture verdi e blu basate sulla natura, migliorando le condizioni ambientali e mitigando gli effetti negativi degli ambienti urbanizzati.
Le fasce inedificabili costiere sono utilizzate come strumento di pianificazione dell’area costiera in molti paesi (Tabella 1), con politiche per le quali i nuovi edifici devono essere collocati in posizione arretrata, a una certa distanza dal mare.
Nell’area mediterranea, il Protocollo sulla Gestione integrata delle zone costiere (GIZC) della Convenzione di Barcellona (adottato nel 2008 ed entrato in vigore nel 2011) stabilisce che la fascia inedificabile non può avere larghezza inferiore a 100 m dalla costa, ciò per tutelare i nuovi insediamenti costieri e le infrastrutture dagli impatti negativi dei processi costieri (articolo 8 del Protocollo GIZC). L’articolo 8 menziona esplicitamentela neccesità di tenere conto degli effetti dei cambiamenti climatici. La fascia inedificabile costiera può essere più ampia di 100 m e può comprendere aree protette e adiacenti. Collegare le fasce inedificabili con aree limitrofe, come zone umide, ecosistemi di piane alluvionali o foreste naturali, permette la fruizione di ulteriori spazi ricreativi, ripristina la biodiversità e può servire come soluzione basata sulla natura per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Il Protocollo è il primo strumento legale internazionale a prescrivere l’uso di fasce inedificabili costiere. Le sue implicazioni, in termini di attuazione delle fasce, variano a seconda delle impostazioni di gestione costiera dei differenti paesi del bacino mediterraneo. In alcuni casi, può essere addirittura dettato da una minima elevazione sopra il livello del mare oltre la quale è consentito lo sviluppo.
Tuttavia, l’articolo 8 contempla diverse eccezioni nella costituzione di una fascia inedificabile costiera, ad esempio per “progetti di pubblico interesse” e “nelle aree caratterizzate da particolari limiti geografici o da altri vincoli locali”. L’Unione europea ha ratificato il Protocollo GIZC nel 2011, mentre in Croazia è entrato in vigore nel 2013. Dal 2004, in Croazia uno specifico Regolamento per la gestione e la protezione dell’Area costiera protetta (Zaštićeno obalno područje – ZOP) ha prescritto diverse restrizioni per la costruzione di edifici entro la fascia costiera. Oggigiorno, la ZOP è definita dalla Legge sulla pianificazione territoriale, comprendente tutte le restrizioni edilizie prescritte. L’Italia ha firmato il Protocollo GIZC nel 2008, ma non l’ha ancora ratificato.
Attuare fasce inedificabili costiere può essere oggetto di controversia: le municipalità sono molto restie a modificare i propri piani e molte volte gli arretramenti vengono percepiti come “perdita” di potenziale per lo sviluppo su una parte del territorio molto appetibile. Anche i conflitti relativi alla proprietà immobiliare possono complicare l’attuazione degli arretramenti costieri come misura politica. Spesso si trascura il fatto che la definizione di fascia inedificabile costiera non è semplicemente una modalità di pianificazione proattiva per l’adattamento ai cambiamenti climatici, bensì porta anche benefici sostanziali attraverso la creazione di spazio aggiuntivo per ospitare attività ricreative e da spiaggia. Per tale motivo la sensibilizzazione, il coinvolgimento dei proprietari immobiliari e dei portatori di interesse, l’accettazione della misura da parte della società e le considerazioni sulla compensazione per la perdita di diritti di proprietà sono requisiti importanti per un’attuazione di successo di una fascia inedificabile.
Sebbene le fasce inedificabili siano previste dalle regolamentazioni costiere di molti paesi, spesso sono scarsamente messe in pratica. Tuttavia, con la nuova strategia di adattamento UE che invita a “garantire che la normativa e i finanziamenti tengano conto del rischio di catastrofi prima di creare nuove esposizioni…” ulteriori costruzioni sulla stretta fascia costiera dovrebbero essere ridotte al minimo.
Costi e benefici
Sebbene le fasce inedificabili costiere comportino dei costi, sono generalmente considerate un’alternativa a basso costo rispetto alle strutture rigide costiere (come dighe o muri paraonde) e un valido strumento per conservare le dinamiche naturali della costa. Le fasce creano dunque una sorta di area cuscinetto naturale che riduce il ricorso ad approcci strutturali.
I costi di attuazione di una fascia inedificabile costiera variano in base alle condizioni locali. In alcune aree di particolare interesse pubblico, la misura concordata di 100 m di arretramento non può essere messa in pratica. I costi sostenuti per prendere tale decisione comprendono la raccolta e l’analisi dei tassi di erosione o di livelli di marea storici, i costi di acquisto dei servizi di modellazione (per es. per elaborare modelli di evoluzione verosimile della costa) e la consulenza di un esperto. I benefici del nuovo spazio pubblico per attività ricreative e turistiche sono da aggiungere al calcolo.
Infine, è essenziale la realizzazione. Il costo di esecuzione può tuttavia essere basso poiché è possibile implementare l’arretramento tramite gli organi di pianificazione locale preesistenti. Potrebbero insorgere costi aggiuntivi qualora i proprietari immobiliari nella fascia inedificabile venissero compensati per la loro proprietà. L’attuazione della politica di arretramento verosimilmente avrà costi più bassi quando implementata in modo proattivo, prima che abbia luogo uno sviluppo inadeguato significativo. In tale modo dovrebbe essere possibile minimizzare i pagamenti compensativi ai proprietari immobiliari.
Gli Stati Uniti, l’Australia, la Nuova Zelanda, la Gran Bretagna e la Francia sono tra i paesi più avanzati in termini di applicazione della fascia inedificabile costiera. Il Dipartimento per l’ambiente britannico ha fornito fondi per la gestione del rischio di alluvioni ed erosione, e sviluppato linee guida dettagliate sull’esecuzione dell’analisi costi-benefici e come identificare proprietà immobiliari esposte a un imminente rischio costiero. In Francia, le zone di arretramento sono state riconosciute come misure risolutive dopo la violenta tempesta Xynthia ed eventi alluvionali simili, che hanno allagato diverse aree depresse urbanizzate lungo la costa atlantica nel 2010 e causato la morte di 41 persone.
Molti paesi del Mediterraneo usano le fasce inedificabili costiere come strumenti per ridurre costruzioni future, mentre raramente richiedono che le strutture esistenti siano ricollocate lontano dalla zona di allagamento. Lo stesso vale sia per l’Italia sia per la Croazia. In Italia, l’arretramento costiero, come metodo per ridurre il rischio costiero, è proposto come strategia efficace integrata per la futura pianificazione costiera della regione Emilia-Romagna (Perini et al. 2016) and la Regione Marche (Regione Marche, 2019). Per quanto riguarda la Croazia, nel recente studio di Lincke et al. (2020) gli autori confermano che la fascia inedificabile una misura efficace per l’adattamento costiero. Sono stati modellati due varianti di fascia inedificabile. La prima variante restringe le costruzioni future, mentre la seconda variante estende la restrizione edilizia alle aree già sviluppate che non sono protette da dighe e muri paraonde. La conclusione principale è che gli impatti economici dell’innalzamento del livello del mare possono essere ridotti significativamente integrando le fasce inedificabili nella strategia di adattamento. Se combinate, le misure di protezione e le restrizioni edilizie nelle zone di arretramento possono ridurre i futuri costi derivanti da alluvioni costiere fino al 39%. Azioni congiunte di protezione e arretramento pianificato, mediante le face inedificabili, possono ridurre del 93% i futuri costi da alluvioni.
Lo studio ha preso in considerazione solo i benefici delle fasce inedificabili costiere nel ridurre l’esposizione alle alluvioni costiere, mentre i benefici in termini di protezione della biodiversità, mantenimento dei servizi ecosistemici ed erosione costiera, o i benefici per il turismo e le attività ricreative, non sono stati contemplati. Questa limitazione sottolinea ancora di più l’importanza dell’arretramento, dato che a causa dell’erosione costiera, in molte parti del Mediterraneo il costo di mantenimento delle spiagge è significativo. È meno pertinente al caso croato, dove solo poche spiagge sabbiose sono soggette ad erosione, ma è certamente rilevante per le spiagge sabbiose del litorale adriatico italiano.
Tempi di implementazione e durata
Si tratta di misure a lungo termine, ma va tenuto in considerazione che la linea di arretramento deve essere ristabilita periodicamente per evitare che nel corso del tempo l’innalzamento del livello del mare e l’erosione costiera riducano l’ampiezza della fascia inedificabile.
Bibliografia
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