Protezione, ripristino e gestione delle zone umide costiere

Impatti climatici
Innalzamento del livello del mare, Inondazioni, La siccità, Tempeste
Settori
agricoltura, Biodiversità, Gestione costiera, Pianificazione territoriale, Riduzione del rischio di catastrofi, Settori specifici
Categoria IPCC
Strutturale e fisica: Misure di adattamento basate sull'ecosistema

Descrizione

Le zone umide costiere si comportano come barriere naturali contro gli eventi estremi di origine marina quali inondazioni costiere e mareggiate, principalmente dissipando l’energia del moto ondoso. Le paludi salmastre (ossia zone umide costiere inondate e prosciugate dalle maree) rappresentano gli habitat costieri naturali più efficaci per ridurre l’altezza delle onde (Seddon et al., 2020), insieme alle barriere coralline. Stabilizzando i sedimenti a riva, le zone umide costiere riducono pure l’erosione costiera e fungono nel contempo da aree di ritenzione. Possono adattarsi all’innalzamento del livello del mare a patto che si verifichino alcune condizioni come ad esempio che il livello di innalzamento marino non superi i tassi di accumulo di sedimento locale.

Le zone umide sane sono tra i più efficaci pozzi di assorbimento di carbonio sul pianeta. Tuttavia, nell’attuale dibattito politico questo potenziale è spesso sottovalutato (MedWet, 2019). Le zone umide sono tra i maggiori sequestratori di carbonio, ma quando sono disturbate o quando aumentano di temperatura rilasciano i tre gas maggiormente responsabili dell’effetto serra: anidride carbonica, metano e protossido di azoto. Per tale motivo, proteggere le zone umide dalle interferenze umane aiuta a limitare l’aumento di gas serra nell’atmosfera e dunque mitigare i cambiamenti climatici.

Fino ad oggi il ruolo delle zone umide nei cambiamenti climatici è stato perlopiù omesso nella pianificazione di misure di conservazione delle zone umide nella regione mediterranea (MedWet, 2019). Questo è stato l’incentivo per costituire l’iniziativa Mediterranean Wetland (MedWet) da parte del Gruppo di specialisti dei cambiamenti climatici, come parte della sua Rete scientifica e tecnica (MedWet STN/SG/Climate). Su questa piattaforma sono disponibili due esempi di conservazione e ripristino delle zone umide del Mediterraneo che prendono in considerazione i cambiamenti climatici: quello della Val Stagnon (Škocjanski zatok) in Slovenia e quello della regione dell’Attica, in Grecia.

Le zone umide costiere sono anche importanti habitat per una moltitudine di specie differenti come volatili, molluschi e pesci, e contribuiscono significativamente alla purificazione dell’acqua.

Pialassa della Baiona laguna salmastra nell’Adriatico (Italia) (Foto: Beatrice Giambastiani)

La protezione delle rimanenti zone costiere da qualsiasi tipo di degrado dovrebbe essere una questione primaria e della massima importanza, specialmente sapendo che il drenaggio e la conversione in suolo agricolo da soli hanno ridotto l’area delle zone umide in Europa di circa il 60% a partire dagli anni ‘50 (CE, 2007).

Il ripristino di zone umide costiere già degradate, d’altro canto, è volto a ristabilire le naturali funzioni delle zone umide che sono state deteriorate da azioni naturali e umane. Il ripristino e la conservazione delle zone umide costiere riduce inoltre l’eutrofizzazione e mantiene la qualità dell’acqua dolce limitando l’intrusione di acqua marina. 

Uno dei modi usati per ripristinare le zone umide prevede l’aggiunta di sedimenti per innalzare il terreno sotto il livello dell’acqua e permettere alle piante delle zone umide di colonizzarlo, o attenuare i processi erosivi che stanno rovinando le aree umide. Nell’ambito del progetto LIFE UE “Mitigation and adaptation measures to climate change in the Ebro Delta” (Misure di mitigazione e adattamento per contrastare il cambiamento climatico nel delta dell’Ebro) è stato tentato un approccio integrato per la gestione delle risorse idriche, dei sedimenti e degli habitat con il molteplice obiettivo di ottimizzare l’elevazione del suolo, ridurre l’erosione costiera, aumentare l’accumulo di carbonio nel suolo, ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la qualità dell’acqua. 

Un altro modo per ripristinare le zone umide costiere consiste nella riumidificazione delle zone umide costiere drenate bloccando il drenaggio e riducendo l’estrazione di acqua sotterranea: si tratta di una tecnica di ripristino efficace per le paludi salmastre. Una tecnica più intensiva a livello di risorse sarebbe il trapianto di vegetazione da paludi sane o da coltivazioni specializzate. L’arretramento pianificato di zone umide costiere (o “depolderisation” – ossia la restituzione di terra precedentemente sottratta al mare) è una tecnica di arretramento della linea di difese rigide da inondazioni verso una nuova linea, verso l’entroterra e/o su un terreno elevato per ricreare habitat intercotidali tra la vecchia e la nuova linea di difesa. Facendo questo la zona umida servirà da zona di tamponamento dove le mareggiate saranno attenuate. L’arretramento pianificato può anche prevedere la rottura deliberata, il ricollocamento verso l’entroterra o la completa rimozione di una difesa costiera come un argine. Sia l’arretramento pianificato sia il ripristino della zona umida riducono l’esigenza di difese costiere rigide (necessarie per innalzare e ampliare gli argini). L’arretramento pianificato ricrea habitat importanti per preservare la biodiversità e può anche essere utilizzato per scopi ricreativi ed ecoturismo (Arretramento pianificato).

Costi e benefici

I benefici derivanti dalla protezione e dal ripristino di zone umide sono: protezione contro mareggiate e fenomeni erosivi, miglioramento della qualità dell’acqua e incremento di biodiversità e habitat. Sfruttando una vasta banca dati sulle proprietà immobiliari esposte al rischio, uno studio ha stimato che le zone umide, in occasione dell’uragano Sandy, hanno evitato danni diretti da allagamento per un valore di 625 milioni di USD (Narayan, 2017). Un altro studio (Barbier, 2013), incentrato sulle zone umide costiere della Louisiana meridionale (USA), ha stimato gli impatti delle zone umide sull’attenuazione dei livelli massimi di mareggiata e i valori marginali delle zone umide in termini di prevenzione del danno alle proprietà residenziali (Tabella 1).

Tabella 1. Impatti stimati di mareggiata e valori marginali dei cambiamenti nella continuità della zona umida (WL) e nell’asprezza della vegetazione (WR) (adattato da Barbier, 2013)

La protezione delle zone umide, associata ad altre soluzioni basate sulla natura, è talvolta preferibile alle misure grigie come strategia di adattamento.  A Boston (USA), per esempio, un sistema di zone umide costiere, parchi lungomare e canali che fanno entrare l’acqua in città, in associazione con l’elevazione di alcune aree soggette a inondazione, è stato riconosciuto come la soluzione migliore all’innalzamento del livello del mare rispetto a proteggere l’area esclusivamente con muri paraonde. 

I costi di ripristino delle zone umide costiere possono comprendere: 

  • Il costo di acquisto del suolo da allagare che generalmente rappresenta la spesa maggiore per l’arretramento pianificato.
  • Per il ripristino delle zone umide, i costi indiretti sono normalmente inferiori visto che non è necessario acquistare terreno. Tuttavia, il ripristino è efficace dal punto di vista dei costi solo se i sedimenti richiesti sono facilmente reperibili. 
  • L’arretramento pianificato può ridurre significativamente il costo delle difese costiere e delle misure di protezione dall’erosione: i lavori sulle opere di difesa costiera, come innalzamento o ampliamento, saranno infatti meno richiesti. Dato che le zone umide costiere riducono l’impatto delle onde sulle difese costiere, verosimilmente anche i costi di manutenzione saranno inferiori. Tuttavia, l’eventuale richiesta di ricollocamento di infrastrutture e/o attività potrebbe (parzialmente) controbilanciare questi vantaggi.

Tempi di implementazione e durata

I tempi di implementazione del ripristino di una zona umida costiera possono variare significativamente in base all’estensione del sito e alle condizioni di ciascun progetto. I tempi di implementazione sono anche associati alla comunicazione e ad azioni legali come l’espropriazione di un terreno. La durata delle zone umide dipende anche dalle condizioni locali, in particolare modo dai processi di erosione e sedimentazione. Per tale motivo, affinché le zone umide costiere rimangano intatte e durino a lungo è necessario assicurare la loro regolare manutenzione.

Risorse per informazioni maggiormente dettagliate

https://climate-adapt.eea.europa.eu/metadata/adaptation-options/restoration-and-management-of-coastal-wetlands

Barbier, W. B. (2013) Valuing ecosystem services for coastal wetland protection and restoration: progress and challenges, Resources, 2, 213-230; doi:10.3390/resources2030213

EC (2007) LIFE and Europe’s wetlands: Restoring a vital ecosystem, available at https://ec.europa.eu/environment/archives/life/publications/lifepublications/lifefocus/documents/wetlands.pdf

MedWet (2019) The role of wetlands in climate change adaptation is under appreciated, available at https://medwet.org/2019/01/med-wetlands-and-climate-change-adaptation/

Narayan, S. et al. (2017) The value of coastal wetlands for flood damage reduction in the northeastern USA. Scientific Reports 7:9463

PAP/RAC (2021) Manuale sul rafforzamento della resilienza costiera dell’Adriatico, progetto INTERREG AdriAdapt, Split/Spalato.

Seddon, N. et. al. (2020) Global recognition of the importance of nature-based solutions to the impacts of climate change. Global Sustainability 3, e 15, 1–12. https://doi.org/10.1017/sus.2020.8

UNEP (2016) Options for Ecosystem-based Adaptation (EBA) in Coastal Environments: A Guide for environmental managers and planners. UNEP, Nairobi